Creating and Making for a better world

Creating and Making for a better world
Creare e Costruire per un mondo migliore

Wednesday, September 12, 2012

Shiny stockings


Some people make things, the rest of us use them and sometimes we like them without knowing why. We may like their shape so much that we call it art and other people try to rationalize this process and write a lot about those things that we call art. We like some shapes thanks to the genetically accumulated and cultural information available to its fast processing functions that are necessary to shortcut decisions in our daily life in the jungles, savannas, workshops, financial districts or pubs.
So we know that an aerodynamic shape can move faster through the media that are common in our life: air and water; so we like vehicles that can suggest such fast moving features by showing off streamlined shapes and muscles. And we know that round hips and breast give more chances of successful childbirth so we have learnt to admire women that show them off.
We know that the largest and loudest animal or man has more chances to succeed in life by impressing his adversaries so we like to ride loud and big vehicles to compensate our inferiority complexes.
We have learnt to see how the structures bend under loads and we have associated such distortions with the strength of the buildings up to the point that we intentionally create buildings that seems already distorted by design to suggest the solidity of them. And we know that a smooth and shiny shape is related to a material that doesn’t rust and last longer, so we like metallic, silver or gold colored objects and i-pads, phones, etc... 
The brain mixes all such knowledge and confuses them especially in our modern life when the need for all such features is not essential anymore, but since the decisional shortcuts are still there we still cover ourselves with jewellery, buy big, noisy and large cars, dream of busty women and prefer shiny objects without sharp edges (except diamonds, perhaps beacuse they can not be cut roundish). Depending on how well those objects satisfy our brain superficial appreciation we may call it art and if we study it we may build complex theories of symbols to argue which one has more value, gives more significance and satisfaction to its owner, user or admiring public. 
In all this process we forget the function of things, we forget the cost of making or procuring them and we are fooled by the ones who manipulate the information and create the market in which we are forced to survive. 
Finally we end up our life in the idolatry of useless objects that satisfies the superficial ancestral and already useless shortcuts in our brain. How better would be the world if all of us understood functions better than surfaces? But for that we need deeper knowledge, and education which are not given to everyone, so that we can still keep the majority of us in the need of those shiny stockings for the hope of a better life.

http://www.youtube.com/watch?v=KSszliF8TO8

Saturday, September 1, 2012

Principi Umani Universali

Vorremmo individuare i princpi fondamentali che permettano di descrivere e regolare correttamente la vita umana.

Vorremmo che tali principi siano individuati usando la logica, intrinsecamente e coerentemente con le leggi fisiche che regolano l'ambiente in cui l'uomo vive ed in cui interagisce, ambiente che si estende oggi oltre l'orbita di Plutone dove le nostre sonde si stanno gia` avventurando. Vorremmo che tali principi non contengano nessun postulato arbitrario, dettato dall'insicurezza, dall'ignoranza e dall'ansia causata da domande che non hanno risposta e, che opportunamente mal poste, sono servite nei millenni e servono tuttora a manipolare i popoli attraverso le debolezze umane.
Non dubitiamo che tali principi esistano ma ci chiediamo se essi possano essere unici, o possano venir ricondotti ad un singolo gruppo o meglio ancora ad un unico principio mediante la logica ed il ragionamento e non mediante la distruzione di chiunque sia in disaccordo come e` stato purtroppo fatto finora.
Vorremmo che tali principi siano unici, sufficienti e coerenti, completi e non ridondanti, cioe` siano espressi nel minimo numero necessario, e nel modo piu` semplice possibile.
Vorremmo usare tali principi per decidere in quale direzione debba andare l'umanita` partendo dal singolo individuo in armonia con tutto cio` che lo circonda.
Anche se tali principi appariranno irrealizzabili o utopistici ai piu`, vorremmo cominciare ad applicarli nelle piccole decisioni di ogni giorno, come tracciando il percorso in una fitta giungla a colpi di machete per arrivare ad una meta che forse noi non vedremo mai ma che chi ci seguira` potra forse raggiungere se noi inizieremo nella direzione giusta. In nome di tali principi dovremo fare scelte difficili e rinuncie amare, ma ne saremo capaci con naturalezza avendoli scelti intrinsecamente secondo la nostra vera natura e pensando all'importanza del risultato finale.
Vorremmo inizialmente costruire piccoli gruppi e comunita` guidate da tali principi e capaci di dare l'esempio per gli altri. Siamo certi che se tali principi saranno veramente intrinseci nella natura umana ed in coerente armonia con l'ambiente nella sua espressione piu` ampia e completa essi non potranno venir distrutti dalle inevitabili difficolta` che troveremo lungo la via ed infine trionferanno per il corretto progredire Universale dell'Umanita`.

Tuesday, July 24, 2012

Indicatori superficiali

Ai tempi in cui ascoltavamo i proverbi gli anziani ci dicevano "l'abito non fa il monaco". Oggi forse anche perche` l'eta del sottoscritto avanza, mi rendo conto non solo che gli anziani ed i proverbi non contano piu` nulla a meno che non siano stati prostituiti da qualche avviso pubblicitario, ma soprattutto che quasi tutti i "monaci", "esperti", "professionisti", "professori" e "tecnici" sono tali solamente per gli abiti che indossano.
In tutti i campi dell'attivita` umana perversano oggi i cosiddetti "indicatori", cioe` dei numeri che diventano intermediari tra la realta`e gli effetti che si vuol ottenere da essa. Purtroppo si tratta di numeri calcolati in base a criteri decisi da pochi e parametri impostati da elite pagate per dare le loro valutazioni e quindi necessariamente parziali nei loro giudizi. In pratica ci siamo abituati a vestire la realta` con un abito che la modifica a seconda della necessita` di chi e` al potere.
Cio` comincia in tenera eta`: i voti scolastici sono il primo di tali esempi che si incontrano nella vita; anche se speravamo nell'uniformita` dei metodi di giudizio e nella serieta` degli insegnanti,  ormai abbiam capito che son cose dell'altro secolo e dell'altro mondo... Tutti i giovani sono a caccia di un pezzo di carta da allegare al curriculum e le universita` si scannano per catturare studenti presentando statistiche d'impiego, numero di brevetti e pubblicazioni, altrimenti perdono i fondi con cui comprano gli stessi brevetti e pubblicazioni sulle migliori riviste.
Chi studia piu` per la cultura, la conoscienza o la scienza ed il piacere di sapere ?

I curriculum sono diventati peggio delle inserzioni pubblicitarie delle puttane, sembra che ogni neolaureato abbia gia` aperto e venduto quattro o cinque ditte, vinto tutti i possibili premi in palio, organizzato tutti gli studenti dell'universita` e sia prossimo a ricevere il premio Nobel. Poi e` tanto se si ricordano una sola formula di cio` che hanno studiato e se hanno mai impugnato una matita o un cacciavite in tutta la loro carriera di studio...
Il risultato e` che i pochi imprenditori seri spravvissuti oggi quando devono assumere un impiegato guardano per ultima cosa i voti scolastici. Infatti, presupponendo che chi assume sia a conoscenza del lavoro da affidare al neoassunto una chiacchierata a quattr'occhi rimane l'unico modo di distinguere l'onesto ed esperto lavoratore dal cialtrone ignorante.

Purtroppo pero` sono ormai pochi quelli che possono vantarsi di conoscere un mestiere; catene senza fine di consulenti incravattati si srotolano dai vertici di cristallo dei governi e delle multinazionali fino ai bassifondi dove il lavoro viene effettivamente svolto con sudore e fatica e quindi voti e classifiche diventano complicate combinazioni di lettere, cifre ed acronimi che servono piu` a gonfiare le parcelle che a fornire effettiva informazione.
Indicatori vengono usati dai manager delle ditte e dei governi per decidere se i loro impiegati stanno facendo il loro lavoro, se gli uffici sono efficienti e se gli investimenti sono affidabili, se i cessi sono puliti o se conviene o meno assumere o licenziare lavoratori di una certa razza, religione o colore politico in funzione del loro rendimento statistico.

Ovviamente poi ci sono mille modi per ottenere un buon valore sul proprio indicatore senza aver fatto assolutamente nulla di buono o utile.
E cosi vediamo paesi e culture distrutti in nome del Prodotto Interno Lordo, in nome del Pareggio in Bilancio, in nome dello Spread...
Universita`, scuole, ospedali ed enti amministrativi vengono minacciati di chiusura solamente perche` qualcuno in qualche palazzo di vetro ha messo una firma su una pila di documenti sbagliati promettendo cose che non poteva promettere e distruggendo le fatiche di milioni di persone.
Invece di capire l'essenza delle cose, ci si continua a trastullare con gli impegni di carta come i contratti di collaborazione o finanza internazionale quando si dovrebbero piuttosto radere al suolo gli enti responsabili del disastro o mettere i loro capi e padroni in condizione di non poter piu` nuocere.
Ci si riempie la bocca di frasi fatte sulla societa` di diritto dove invece ogni contratto disonesto fatto firmare con furbizia puo` essere impugnato per distruggere una vita di onesto lavoro.
Ma forse un giorno ci si rendera` conto che il problema principale e` sorto quando ci siamo affidati al danaro non per facilitare un onesto scambio di beni concreti ma per creare altro danaro in una spirale di carta e di valore inesistente. Il danaro ha perso il suo controvalore ed e` diventato l'indicatore piu` diabolico con cui stravolgere la realta` e strangolare la societa` onesta.
Il danaro e` diventato l'indicatore dell'efficienza di un settore perverso dell'attivita` umana che si e` appropriato ingiustamente e a sproposito dell'aggettivo "industriale" quando invece non aggiunge nessun valore all'"industriosita`" umana, ma anzi la mortifica e sfrutta intromettendosi nell'onesto scambio tra produttori e utilizzatori di beni materiali concreti e necessari.

Ma forse gli antichi lo sapevano bene e noi ci siamo solamente dimenticati della loro ironia e stiamo invece applicando alla lettera il vecchio adagio "homo sine pecunia est imago mortis".


Saturday, June 23, 2012

La N(e)ocrescita

Dicono che "non abbiamo abbastanza soldi per crescere".
Servono soluzioni e tutti si concentrano sulla mancanza di soldi.
Qualcuno li ha perche` li ha fatti alle spalle di altri i cui padroni corrotti si sono indebitati per loro per comprare cose inutili. Altri non li hanno perche` hanno stupidamente eletto padroni corrotti che hanno comprato cose inutili per il loro paese indebitandolo mentre prendevano ricche paghe e tangenti.

Ora, qualcuno propone di "usare meno soldi per crescere" tassando la gente per coprire i costi della crescita.
Altri propongono di "creare i soldi per crescere".
In realta` prima hanno tassato la gente per pagare i debiti contratti con gli speculatori internazionali e poi, dato che la crescita non arriva si stanno mettendo a creare i soldi nella speranza di farla venire.
Ma dei tre parametri del problema, cioe`la Mancanza, i Soldi e la Crescita pochissimi sembrano ricordarsi del terzo: la Crescita, cioe` l'unico parametro su cui possiamo veramente decidere, cosa che pero` non ci lasciano fare.
Infatti la terza soluzione e` ovviamente il non crescere, cosa che fa orrore agli speculatori ma soprattutto ai loro servi, cioe` i pupazzi al potere.
La soluzione e`: fermare la corsa a costruire cose inutili che non si sa come pagare solamente per dar lavoro a chi non sa cosa fare perche` sa solo fare cose inutili.
Potremmo aver paura della mancanza di certe apparenti comodita` e di un lavoro apparentemente sicuro ma sicuramente alienante.
Ma in realta` non ci accorgiamo che se quel lavoro non c'e` il tempo abbonda, prima per pensare e poi per creare; quindi ci si puo` creare il lavoro per fare cio` che serve e pensare per evitare il bisogno di cio` che non serve.
Ad esempio, la terra da coltivare non manca di certo ed i materiali da riciclare per costruire cio` che serve non mancano neppure.
Se non si fanno cose inutili si usa meno energia, anzi la si puo` anche risparmiare muovendosi piu` piano in bicicletta o a piedi nel tempo che abbonda e producendo salute fisica.
Si puo` riscoprire il piacere di usare il proprio cervello e le proprie mani per costruire cio` che serve anziche` rompersi la testa su come fare cose inutili per produrre soldi, cioe` ricchezza fasulla per comprare cose inutili. Ne giovera` la salute psichica.
Certo, molti di quelli che sanno solo comandare si troveranno disoccupati, ma questo non sara` un problema di chi sa fare da se quando sara` nuovamente padrone del suo lavoro.

Ecco che l'unica cosa veramente irrinunciabile e` l'educazione, al sapere in generale, al saper come fare, all'uso efficiente e sostenibile del proprio tempo e delle risorse proprie e dell'ambiente.
L'unica crescita di cui abbia senso parlare quindi rimane quella di un nuovo individuo, evoluto e capace, indipendente e senza vincoli, libero e pacifico, ma soprattutto autosufficiente e completo.
L'effetto collaterale e benefico della Crescita di tale individuo evoluto sara` la contemporanea Decrescita degli sprechi, della richezza fasulla, dei beni e comportamenti superficiali, delle attivita` non sostenibili e dannose per il bene globale della societa` ed ambiente ed utili solamente al bene di pochi costruito invece sullo sfruttamento globale di societa` ed ambiente.
Questa Crescita virtuosa di una societa` basata su individui nuovi ed evoluti, che si accompagna alla Decrescita degli sprechi e della finanza fasulla la vorremo chiamare N(e)ocrescita.

Thursday, April 26, 2012

On the little book of Mr. Bastiat



Frederic Bastiat[1] was brought to my attention by an american libertarian acquaintance; in his little book, written in the 19th century, he spends a great deal of words to simply say that the private initiative is better than the government. He writes nice little stories that will be easily and convincingly understood by the simplest reader thanks to the easy words and the fun prose.

Bastiat repeats until the nausea a catchy marketing slogan to show that his reasoning exposes “what cannot be seen” of the socialist policies and to show that “what cannot be seen” is the part that damages society. Unfortunately he is just tautological[2] as his conclusions are based on the assumption that what he wants to conclude is right: “private initiative is better than government”.
In fact if we carefully distinguish between the theory and the practice of the matter to fully show “what cannot be seen”, the most he can actually prove in theory is that, for a given infrastructure, if money is properly spent, government expenditure does not create additional jobs as compared to building the same infrastructure by a private institution. So both approaches can be equivalent in theory as long as we do not enter in the discussion of the practice which is affected by all sorts of imperfections.
History has shown in practice that governments have a certain tendency to be corrupt and inefficient, and those inefficiencies are what Bastiat thinks “cannot be seen” in the socialist arguments, but this depends on many variables and there are plenty of governments world-wide that makes a pride point of being not corrupt and very efficient.
History has also shown in practice that private enterprises have a certain tendency to exploit people and environments, to aggregate in monopolistic enormous monolithic shapes to manipulate the market at their pleasure and this is what “cannot be seen” in the capitalist and liberal arguments and that also short-sighted and biased Bastiat fails to see and to show us in his little stories.
So which one of the two, the private or the government, is the most efficient builder of infrastructures remains to be assessed case by case based on the laws of the country, the attitude of the people, the surrounding conditions, the resources of the country, his history and culture and how big and capable of manipulations are his enemies. A general rule cannot be derived by simply taking as example one or the other country.


But the rule appears magically depending on the judgment criteria we desire to create: if the criterion is the individual profit, then obviously the private initiative is preferable to the government one. If the criterion is the creation of infrastructures for the benefit of the largest possible group of people we can logically see that individual profit is the wrong motivation and so the government should take the initiative.
Obviously it needs to be repeated, the government that is superior to the private enterprise is a non-corrupt and efficient government which is possible and already existing in certain countries; so there is no reason to avoid it “a priori” except if we want arbitrarily to favour the profit of private individuals. So, ultimately it all goes to what motivates people to do well.
Bastiat, in favour of private freedom argues that competition provides the control loop that pushes individuals to do what is good and profit is the reward in the loop but this does not avoid that private accumulation of capital is misused and creates aberrations as the rich-poor growing gap, the resources waste of the developed countries and the short term benefit and long term non-reversible exploitation of environment which are all “maximizers” of individual and private profit.
A more evolved individual, properly educated and fully free of being himself without the fear of competition, will know that for the common good and sustainable environment he cannot work for his own profit and he should get his full reward from being able of being himself in harmony with the rest of the society; then whether he works as a private entrepreneur or as a government officer does not make any difference because he will do what is good for the society. But of course this requires free education for all, and an education that shows all the drawbacks of private individual profit. And finally it requires government rules to safeguard society against who profits from it.


[1] http://www.fee.org/doc/selected_essays_on_politcal_economy/
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Tautology_%28rhetoric%29

Friday, March 16, 2012

Il Tecnico

Il tecnico e` un intermediario tra un problema ed una soluzione ed agisce svolgendo delle funzioni per ottenere il risultato richiesto dal suo cliente. Egli non si chiede se tale soluzione sia buona o cattiva per gli altri, un tale giudizio e` al di fuori delle sue competenze ed interessi.

Ad esempio il bravo ingegnere progetta e costruisce un motore efficiente, il bravo idraulico stura il cesso velocemente, il bravo calzolaio incolla la suola per bene e similmente fanno l'elettricista, il meccanico, eccetera..., su di loro non si discute, l'etica non entra in gioco e si puo` solamente giudicare se abbiano applicato adeguatamente le formule della fisica e dell'ingegneria. In funzione del risultato ottenuto verranno pagati una adeguata parcella.

Ci sono stati e putroppo ci sono ancora svariati tecnici attivi in altre discipline, perlomeno discutibili, come gli scienziati che svilupparono la bomba atomica, gli ingegneri che costruiscono missili, carri armati e forni crematori. Le coscienze moderne dovrebbero essere ormai abbastanza mature a riconoscere e giudicarne l'operato, certamente perlomeno complice di atti criminali.

Purtoppo invece non siamo ancora maturi abbastanza da capire a fondo il lavoro di altri personaggi che si definiscono tecnici anche se non usano ne scienza ne tecnologia. Parliamo ovviamente degli economisti che si applicano alla finanza globale. Come ben si sa, non ci sono formule esatte nell'economia, ma solamente modelli adattati alla bisogna di chi li usa. A partire dalla solita tiritera sulla "legge del mercato" e suoi corollari fino ai modelli da premio nobel come il Klein-Monti (la montagnetta?) per le banche monopolistiche e senza costi (quasi come quelle italiane protette dal governo) non ci sono formule che descrivono il comportamento di milionate di milioni di individui, specialmente nel mondo complesso di oggi. Certamente si puo` usare la statistica, si possono studiare le tendenze, arrischiarsi a fare previsioni, ma alla fine chiunque si inventi una formula, anche la piu` sofisticata e complessa, condita addirittura alle derivate parziali per confonderti di piu` le idee (suonare Bennato in sottofondo...) lo fa in realta` a suo rischio e pericolo. I metodi usati dagli economisti, compresi quelli capitati alla guida di interi paesi, sono quindi poco piu` che alchimie di parziale e momentaneo successo. Ma naturalmente, entro ipotesi molto limitate, tali metodi possono produrre risultati abbastanza prevedibili, specialmente a brevissimo termine.

E invece se tutti si accorgono che gli economisti hanno veramente sbagliato i conti? Niente paura, lo stato tassa i cittadini (quelli piu` numerosi ovviamente), e ripristina le condizioni semplicistiche che consentono agli economisti di continuare i loro giochetti (cioe` azzera i costi delle banche e le rimette in monopolio).

Cio succede ad esempio quando chi li ha messi al potere lo ha fatto in cambio della certezza di vedersi consegnate le chiavi delle casse di quel paese senza che la sua popolazione possa fiatare. Il risultato e` garantito dalla confusione artificialmente creata in precedenza e dall'emergenza del momento che i politici non possono risolvere nella loro totale ignoranza di qualunque formula o scienza e dal degrado del processo decisionale democratico da cui la popolazione viene abilmente esclusa grazie alla disinformazione abilmente fornita dai media.

Ed ecco che il tecnico, assoldato dai finanzieri globali, viene piazzato alla guida di un paese apparentemente per risolvere il problema momentaneo della finanza mondiale, strozza il paese con precisione e rapidita` consegnando il bottino al suo vero padrone ed ovviamente intascando la dovuta e meritata parcella.

Cosa debba considerarsi un crimine contro l'umanita` dipende dalle epoche storiche, i tecnici di ieri radevano al suolo culture millenarie con genocidi e pirateria autorizzati dai loro re ed imperatori, ma quelli che oggi si proclamano tecnici al governo non fanno molta differenza.

Anche se i metodi sono cambiati ed i risultati possono sembrare diversi dato che per annichilare le culture non occorre lo sterminio di massa la realta` e` sempre la stessa dato che i mezzi d’informazione, abilmente pilotati, tolgono alla stragrande maggioranza della gente ogni reale capacita` decisionale propinando sempre gli stessi messaggi di violenza, consumo e superficialita`. E la popolazione rimane preda degli interessi di quei pochi che la manovrano per mezzo degli pseudo tecnici al potere e che ne sfruttano la capacita` produttiva per il proprio profitto.


La soluzione e` piuttosto ovvia, basterebbe rivalutare la figura del tecnico affidandogli dei compiti che vadano veramente nell’interesse del popolo. Il tecnico sarebbe quello a cui affidare analisi imparziali della situazione capaci di studiare tutti gli aspetti del problema sociale. Il tecnico poi si spingerebbe a proporre una rosa di soluzioni contenente tutte le possibili varianti spiegate in modo semplice di fronte alla gente comune. A questo punto la scelta fatta in modo veramente democratico da una popolazione correttamente e completamente informata potrebbe venir finalmente attuata e verificata sempre dal tecnico, a questo punto capace di ottenere un risultato condiviso e nell’interesse veramente globale.

La parte apparentemente utopistica della soluzione e` nel riuscire ad evitare il controllo dell’informazione da parte di minoranze facenti i propri interessi di potere e non quelli veramente globali di tutti, ambiente compreso. Ma anche questa e` una specifica tecnica, basterebbe concentrarsi con precisione sulla sua esecuzione ponendo in condizione di non nuocere chiunque abbia interessi contrari alla qualita` della vita, di tutta la vita, nessun essere vivente escluso. Un compito da veri tecnici.

Saturday, January 14, 2012

The Affluent Society - La societa` opulenta

Il saggio sulla societa opulenta di J.K.Galbraith, professore di economia ad Harvard, possiede ancora contenuti molto attuali pur essendo stato scritto oltre 50 anni fa. Credo che cio`derivi principalmente dal fatto che i problemi della societa` moderna, essenzialmente di carattere economico, sono radicati in scelte avvenute molto piu` indietro nel tempo con la nascita del capitalismo e quindi Galbraith ha potuto studiare ed analizzare oltre un secolo di storia creando per noi un quadro dinamico che si e` ben proiettato avanti rispetto al suo stesso futuro, arrivando con precisione nel presente in cui viviamo.
Il libro si pone l'obiettivo di analizzare i benefici, i difetti le contraddizioni della societa` in cui il possesso di oggetti superflui e` diventata una necessita`.
Se nessuno, come inizia a scrivere l'autore, puo` negare i vantaggi pratici del benessere, al tempo stesso molti saranno concordi sul fatto che i poveri hanno una visione molto piu` chiara dei loro obiettivi, mentre i ricchi sono costantemente alla ricerca di come spendere le proprie fortune raggiungendo spesso livelli di lusso assurdo che li rende ridicoli.(1,I)
Nello sviluppare una breve storia delle idee economiche, il libro ricorda un fondamentale passaggio di Ricardo che colloca la giusta paga del lavoratore in quella somma che consente di perpetuarne la razza senza aumentarne o dimunuirne il numero, trasferendo il concetto di servo della gleba in quello della razza del lavoratore, certamente distinta da quelle del proprietario, governatore, prete o militare. (3,IV)
Passando poi all'osservazione degli Stati Uniti, si ricorda un'altro passaggio di Ricardo in cui il destino del lavoratore rispetto al proprietario d'immobili e` segnato dal fatto che con l'aumento della produttivita` del lavoratore e dei capitali gli affitti crescono piu` rapidamente non lasciando nessuna speranza al lavoratore di raggiungere il benessere che invece aumenta costantemente per il proprietario edilizio. (5,II)
Similmente il capitolo sul pensiero Marxista ci ricorda che il lavoratore e` mantenuto in condizione di non poter scegliere il suo futuro dall'equilibrio dell'impiego e della disoccupazione, garantendo che ci sia sempre un minimo di disoccupati pronti a prendere il posto di eventuali lavoratori scontenti. In tal modo l'accumulo del capitale produce l'alienazione dell'uomo mutilandolo in frammenti che diventano appendici del meccanismo produttivo. (6,II)
Il libro passa poi a descrivere gli equivoci della sicurezza economica tra cui val la pena di notare la falsa credenza che il capitano d'industria sia soggetto a rischi economici. Cosa infatti non vera grazie alla attenta pianificazione dei suoi compensi, specialmente con gli interventi statali per non far fallire l'economia che oggi vediamo purtroppo tutti i giorni. (8,II)
L'unica vera funzione dello spauracchio del rischio economico e` quella che viene propinata costantemente alla gente comune assieme al miraggio del profitto per far andare avanti la societa` del cosiddetto benessere. (8,V)
E finalmente Galbraith entra nel vivo della questione, ovvero se l'ossessione a produrre sempre di piu` sia necessaria e giusta. (9.I) E` qui particolarmente interessante leggere un economista che non loda ciecamente la produttivita` citando invece ben altri esempi di civilta`, quali il progresso scientifico, la salute e l'ambiente.
Si coglie molto bene l'ironia dell'autore nella descrizione delle teorie economiche che predicano l'urgenza di un mondo con piu` automobili, cibi esotici, vestiti ed intrattenimento invece che cibo per gli affamati e case per i senzatetto. (10.I) Tali teorie economiche vengono poi descritte in tutta la loro assurdita` nella necessita` di dover creare i bisogni stessi che giustificano la produzione. (11.II) Assurdita` che diventa palese nel descrivere il valore marginale nullo dei venditori e pubblicitari.(11.IV)
Nel discutere sulla necessita` a produrre, diventa chiaro come tale spinta abbia favorito o sia stata addirittura la ragione per la seconda guerra mondiale e la vittoria americana.(12.III)
Andando poi ad analizzare l'inflazione e` istruttiva l'affermazione di come in tempi di inflazione endemica sia piu` utile essere uno speculatore o una prostituta piuttosto che un insegnante.(14.III)
Altra affermazione attualissima e` quella sulla credenza che la politica monetaria sia prerogativa altamente professionale della comunita` finanziaria e che come tale vada protetta dalle pressioni della democrazia.(15.I) Sembra proprio che Galbraith avesse avuto la sfera di cristallo e stesse guardando ai tristi eventi dell'Italia del 2011.
Secondo Galbraith, infatti, la politica monetaria e` un'illusione, sarebbe addirittura meglio se il governo si affidasse alla stregoneria ! (15.II)
Passando allo studio del bilanciamento della societa` non vengono risparmiate nemmeno le citta` che il saggio descrive correttamente in tutta la loro miseria dove "le automobili che non possono nemmeno venir parcheggiate vengono prodotte a ritmi sempre crescenti"(17.I)
Infine si giunge a delle ipotesi per una transizione per superare la situazione in cui il lavoratore continua a sforzarsi in piccoli passi verso un traguardo assurdo perdendo di vista il perche` della sua vita.(19.I) Transizione volta soprattutto a rimediare alla poverta`mentre invece ci prodighiamo a creare sempre nuovi inutili accessori per le nostre automobili cercando di convincerci della loro necessita` ed utilita`.(21.I)
Infine si parla dei liberali americani che, contrariamente al nome che portano, sono complici dell'opposizione al miglioramento di scuole, ospedali e vari servizi sociali indispensabili alla transizione. (20.IV)
L'ultima nota la riserverei al paragrafo in cui si discute della riduzione degli orari di lavoro, decisamente un trend attuale ed una soluzione veramente interessante alla crisi odierna ! (23,I)
In conclusione e` stata una lettura abbastanza interessante, bella prosa, contenuti profondi ed analizzati molto razionalmente senza troppi preconcetti. Avrei preferito qualche numero di piu` e meno affermazioni qualitative in contorto linguaggio economico, ma mi sono adattato e, dove necessario, affrettato a finire i pochi paragrafi piu noiosi.