Creating and Making for a better world

Creating and Making for a better world
Creare e Costruire per un mondo migliore

Friday, December 21, 2012

Buon Natale

Signore e signori, venghino ad ascoltare, le ultime notizie dall'America, il paese della cuccagna !
Li gli alberi di Natale sono rigorosamente veri, mica plastica e cartapesta, sono grandi e possenti, decorati con le palle piu` pesanti e di splendente cristallo.
Gli alberi sono tutti tagliati freschi all'inizio di dicembre e durano addirittura fino a fine a gennaio, poi si buttano e gli ecologisti li bruciano nel caminetto.
Ma ogni grande albero ha bisogno di solide fondamenta !
Niente paura, quello e` anche il paese con il piu` grande numero di geni ed inventori.
Ed ecco un solido supporto in acciaio verniciato di colori natalizi, snodabile in tutte le direzioni per raddrizzare anche i tronchi piu` storti e capace di aggrappare anche quelli di diametro piu` grande, fino a 6 pollici, e non di lunghezza, signore, di traverso !!!
I commenti si sprecano: "they are fantastic, the best in the world !" e potremmo aggiungere "la fine del mondo !!!"

[ se volete saperne di piu`... http://www.innovationamerica.us/index.php/innovation-daily/26385-entrepreneur-stands-by-his-sturdy-christmas-tree-stand?utm_source=innovation-daily---your-daily-newsletter-highlighting-global-innovation-news-and-trends&utm_medium=gazetty&utm_campaign=12-21-2012 ]


Saturday, December 15, 2012

Un oggettivismo arbitrario




Da un lontano conoscente australiano che vive in Giappone da vent'anni, sempre sulla soglia dell'esaurimento nervoso ma incapace di uscire dalla societa` autoritaria che tanto ama e che lo distrugge, mi e` arrivato il suggerimento di leggere un libro di cui non avevo mai sentito parlare: "La rivolta di atlante", di Ayn Rand.
Ho scoperto che recentemente sono usciti anche dei film tratti dai suoi libri e che la tematica trattata, cioe` la filosofia dell'oggettivismo da lei inventata e` piuttosto attuale di fronte alla crisi del mondo moderno e secondo me e`importante da osservare anche dal punto di vista della Decrescita.
Ho deciso quindi di documentarmi e formarmi un'opinione prima di decidere se andare a vedere i film o leggere i libri. Vediamo di cosa si tratta analizzando i quattro principi della filosofia Randiana.
1) La realta` ed i fatti sono oggettivi, indipendenti dalle sensazioni ed ambizioni umane. Si tratta di una affermazione solamente in apparenza corretta, dato che tale realta` oggettiva e` inaccessibile all'uomo che la vede comunque attraverso i suoi sensi, attraverso l'interpretazione e mediazione del cervello come abbiamo gia` discusso in passato a proposito di realta` e sogni. Ma passi...
2) La ragione e` il solo mezzo di percepire la realta` e di decidere in proposito. Nulla da ridire, l'uso della logica e della ragione e` la sola speranza dell'umanita` di procedere senza cadere nell'autodistruzione; andrebbe messo al primo posto e non al secondo in quanto e` cio` su cui tutto il resto dovrebbe basarsi.
3) Ogni uomo e` fine a se stesso, il suo scopo piu` alto e` di raggiungere la sua felicita` dettata dal suo interesse razionale. E qui cominciamo a dover discutere dato che tale principio di ideale da raggiungere e` del tutto arbitrairo, puo` essere condviso o meno e discusso in eterno e pertanto renderlo un principio assoluto va in completa contraddizione con qualunque tentativo di essere oggettivi.
4) Il sistema politico-economico ideale e` quello del capitalismo "laissez faire" in cui ogni uomo interagisce con gli altri per mezzo di scambi liberi e volontari in cui non si faccia ricorso alla forza fisica come mezzo di convincimento. Ed in tale principio applicativo si scopre il vero problema. Infatti, se la ragione e la liberta` fossero sufficienti non ci sarebbe bisogno di specificare la necessita` di non ricorrere alla forza per convincere il prossimo. Se tale bisogno e` sentito, allora vuol dire che, o la liberta` non e` un concetto sufficientemente chiaro a chi usa la ragione, o ci sono altri tipi di forze non fisiche, che sono accettabili nel raggiungimento dell'accordo tra uomini. Ed infatti questo e` cio` che accade nel capitalismo tanto di piu` quanto piu` lasciato "laissez faire" dato che ogni scambio e` basato sul profitto e dato che il profitto non puo` essere simmetrico, altrimenti non sarebbe tale, una delle due parti deve ricorrere a sotterfugi per profittare sull'altra. Il trucco piu` semplice, utilizzato universalmente, e` di nascondere il vero costo di produzione di un bene al momento della vendita. Un altro trucco, altrettanto diffuso, e` di sfruttare beni apparentemente disponibili liberamente nell'ambiente per produrre cio` che si vende senza restituire alla comunita` il valore di tali beni che si sono depredati gratuitamente (ad esempio l'acqua di un fiume, l'inquinamento dell'aria, i minerali di una cava, ecc...). Insomma, secondo tale punto applicativo si conclude che l'appropriazione di profitto a danno del prossimo o a danno dell'ambiente, purche` non attraverso violenza fisica, sono attivita` lecite il cui scopo e` la felicita` individuale. In altre parole, un mercato basato sulla forza psicologica sarebbe lecito ed addirittura auspicabile.
Appare quindi chiaro che a coloro a cui interessi la sostenibilita`, l'autosufficienza, l'onesta` delle transazioni tra persone e con l'ambiente tale filosofia e` del tutto contraria pur partendo da principi di base come la ragione e la realta` che potrebbero essere invece perfettamente condivisi.
Pur essendo l'oggettivismo Randiano una filosofia apparentemente dismessa credo sia importante conoscerla dato che in questi momenti di crisi della societa` sorge il rischio che persone frustrate dalla perdita di liberta` prodotta dallo stato capitalista si volgano verso soluzioni in cui si riduca il controllo dello stato mantenendo ed esaltando la ricerca del profitto materialistico individuale. Tale rischio non e` del tutto teorico quando si pensi a quella esigua minoranza di indvidui che in questi giorni possiede o controlla la stragrande maggioranza delle ricchezze mondiali. Certamente sono loro quelli che avrebbero il maggior vantaggio nella adozione della filosofia Randiana, apparentemente reintrodotta con tempismo interessante con il collasso della finanza mondiale.
In conclusione dobbiamo tornare ai principi che possiamo condividere tra tutti gli esseri umani, e la ragione e` senz'altro uno di essi, per continuare la ricerca di quelli che devono essere i principi universali e non arbitrari da seguire che, come dimostreremo tra breve, senza introdurre alcun elemento arbitrario o superfluo al ragionamento, portano direttamente alla filosofia della Decrescita.

Saturday, November 24, 2012

Realta` e sogni


Direi che possiamo tutti concordare che gli esseri viventi sono motivati da meccanismi di ricompensa che ci fanno agire per raggiungere obiettivi prederminati fisiologicamente nel nostro organismo. Non ci interessa qui valutare se tali meccanismi siano o meno espressione di una nostra volonta`, cio` e` gia` stato discusso a proposito del libero arbitrio; qui si discute semplicemente di come tali meccanismi influenzano la nostra percezione della realta`.
Tali meccanismi di ricompensa verificano il livello di raggiungimento degli obiettivi e modificano il nostro comportamento incrementado l'intensita` di quelle azioni che aumentano la possibilita` di raggiungerli e riducendo quelle che vi sarebbero contrarie.
A tale scopo il cervello percepisce dagli organi sensoriali (ad esempio l'equilibrio) e dagli stimoli interni (ad esempio il carico sulle gambe) le informazioni necessarie a valutare tali livelli di raggiungimento degli obiettivi (ad esempio la posizione eretta durante una corsa). Tali informazioni vengono combinate con i modelli presenti nel cervello stesso i quali sono modelli della realta` costruiti nel tempo in base all'esperienza vissuta e alla fisiologia ereditaria.
E` evidente quindi che ci sono almeno due livelli di realta`: quella del mondo esterno all'individuo e la sua immagine interna ad esso creata dal cervello come modello ed utilizzata nelle decisioni. Notiamo incidentalmente che qui non interessa definire un valore di verita` assoluta a nessuna delle due realta` menzionate, qui si vuole semplicemente osservare la differenza relativa tra le due.
In ogni caso e` interesse dell'individuo di possedere una rappresentazione il piu` possibile vicina alla realta` esterna in modo da prendere decisioni valide in funzione della propria soppravvivenza che avviene appunto nel mondo esterno.
Ci saranno quindi meccanismi di verifica dei modelli di realta` che correggono tali rappresentazioni comparando i risultati ottenuti con le aspettative; si tratta di un costante controllo degli errori in modo da adeguare i modelli usati alla realta` delle cose. Cito un banale ma interessante esempio, tutti sappiamo camminare e non ci rendiamo conto della complicatezza degli automatismi coinvolti in tali semplici atti fintanto che non mettiamo ai piedi oggetti diversi dalle solite scarpe, ad esempio dei pattini a rotelle con i quali dobbiamo ri-imparare ogni movimento di tutto il corpo. Piu` sottilmente chi sappia sciare si ricordera` che nel mettere ai piedi un paio di sci nuovi c'e` sempre qualche minuto di incertezza durante il quale il cervello registra e corregge il loro nuovo comportamento elastico, di tenuta laterale, peso ecc... . Un altro esempio e` la taratura dei semplici comandi che usiamo ogni giorno quando guidiamo, basti pensare a quando si guida una nuova automobile o motocicletta e le prime partenze e frenate sono sempre a singhiozzo fino a che il crevello modifica il modo in cui il piede o la mano si muovono per ottenere un movimento fluido del veicolo.
Insomma, le mille sfumature del mondo esterno hanno una loro immagine interna al cervello che viene costantemente corretta in funzione degli stimoli esterni e dei risultati che ci aspettiamo di ottenere in base al nostro comportamento.
Il cervello produce costantemente tale mondo immagine per poterci far decidere in modo efficace e rapido in base alla minima quantita` di informazioni esterne.
Ma cosa succede quando tali informazioni vengono a mancare, come ad esempio durante il sonno ?
Il cervello continua a ri-produrre il mondo esterno ma non ha piu` gli elementi per correggere la riproduzione e renderla veritiera. Ecco che nascono i sogni, basati comunque su esperienze e modelli legati alla realta`, ma senza i suoi vincoli fisici.
Il sogno e` quindi un'immagine della realta` distorta dalla mancanza del normale controllo di retroazione.
Il controllo rimane attivo ma su soglie molto piu` elevate che ci fanno rendere conto che stiamo sognando quando l'assurdita` delle esperienze apparentemente vissute supera livelli molto piu` alti di quelli della tipica realta` esterna. Grazie a cio` ci rendiamo conto di quando un incubo diviene insopportabile e ci svegliamo per interromperlo.

Thursday, November 8, 2012

Digitare lo zero

Ma che bella musichetta, vivace e suadente, esce dalla cornetta (si fa per dire, che l'altoparlante e` piu` piccolo d'un cecio ed e` nascosto nello smartofono) seguita da una voce di donna giovanile e rassicurante.
"benvenuto alla EsseBiKappaCi, alla SuaBanKinCulo abbiamo migliorato il servizio per darLe maggior sicurezza; per cortesia digiti il suo numero di conto, seguito dalla data di nascita di sua nonna e la tonalita` delle scoreggie del suo cane seguita dal tasto asterisco se calante oppure dal cancelletto se e` crescente".
Digito come da istruzioni, ma non avendo un cane faccio con le scoregge della suocera.
"grazie, Le consigliamo delle ottime pastiglie al carbonchio per la salute del suo cane" dice la voce che e` diventata piu' sensuale (forse hanno verificato il mio sesso dal numero di conto, peccato che non sanno che sono frocio).
"se vuole acquistare le pastiglie al carbonchio digiti o dica UNO, se vuole un consulto dal veterinario di fiducia della SBiKappaCi digiti o dica DUE, se vuole avere informazioni sul suo conto digiti o dica TRE."
Mah, veramente io volevo un chiarimento su una operazione, vediamo... dico TRE.
"mi dispiace la sua voce non e`chiara, se vuole acquistare delle pastiglie per la gola dica o digiti UNO, se vuole un consulto dal medico di fiducia della SBiKappaCi dica o digiti DUE, altrimenti dica o digiti  TRE per tornare al menu precedente"
Stronzi, meglio che digito TRE.
"se vuole acquistare le pastiglie al carbonchio digiti o dica UNO, se vuole un consulto dal veterinario di fiducia della SBKC digiti o dica DUE, se vuole avere informazioni sul suo conto digiti o dica TRE."
Ecco meglio non usare la voce, digito TRE.
"se vuole sapere come addebitare automaticamente i suoi acquisti per il cane sul suo conto digiti UNO, se vuole sapere come sottoscrivere uno dei nostri Fondinculo digiti DUE, se vuole aiutarci ad elminare l'uso della carta per il bene dell'ambiente e non ricevere piu` l'estratto conto cartaceo digiti TRE, se le hanno rubato soldi dal conto digiti OTTO.
Di sicuro OTTO servirebbe a chiarire almeno la questione delle ultime tasse, pero`, a me piacerebbe parlare con qualcuno, non mi pare che nessuna delle opzioni faccia al caso mio, boh, di solito l'operatore risponde allo ZERO. Digito ZERO.
"mi dispiace, non riconosco  la sua scelta, digiti UNO per tornare all'inizio, digiti DUE per tornare al menu precedente oppure digiti TRE se vuole parlare con un operatore".
Ah, finalmente riesco a parlare con qualcuno, digito senz'altro TRE.
"mi dispiace, per migliorare il servizio abbiamo eliminato tutti gli operatori, digiti UNO per tornare all'inizio, digiti DUE per tornare al menu precedente o digiti TRE se vuole ancora parlare con un operatore"
Boh, cosa vorrano dire? Forse vogliono accertarsi che ho davvero bisogno di parlare con un operatore, magari ne hanno ancora qualcuno; digito di nuovo TRE.
"mi dispiace, se vuole davvero parlare con un operatore cambi banca e ci lasci giocare in pace con i suoi soldi. Saluti".

[ogni riferimento a istituzioni realmente esistenti e` puramente casuale ancorche` estremamente probabile]


Tuesday, September 18, 2012

Arbitrio: libero, indeterministico o caotico

Negli scritti precedenti ci siamo dati ambiziosi traguardi cercando di identificare i principi universali umani in base a cui decidere il corso migliore delle nostre azioni.
Ma abbiamo cautamente anticipato la questione sull'esistenza di tali principi ed ora dobbiamo aggiungere la domanda: quando anche credessimo di sapere in che modo decidere, potremmo farlo davvero ?
Cioe` dobbiamo sgombrare il percorso dall'annosa Questione del Libero Arbitrio, argomento su cui si sono espressi generazioni di pensatori, profeti, santi, dei, figlioli, famigli e semidei nei passati millenni e con cui si trastullano ancora vari filosofi odierni.
Chiunque sano di mente ammettera` che una decisione seria viene presa in funzione di qualche ragionamento, in base ad una analisi della situazione e utilizzando criteri di giudizio. Cio` comprende anche le decisioni che vengono prese d'intuito, solamente con la variante che l'intuito fa tali ragionamenti in modo nascosto, ma giocoforza li deve fare in qualche angolo della mente (e diciamo mente includendo anche eventuali sue estensioni metafisiche, addirittura comprendendo l'anima qualora esistesse). Infatti l'unica alternativa al ragionamento sarebbe una decisione casuale, altrettanto lecita e probabilmente molto piu` comune di quella ragionata, ma certamente non degna di essere considerata come prova del nostro arbitrio dato che verrebbe lasciata ai capricci del caso e non al potere della nostra volonta`.
Quindi, delle due opzioni, la decisione ragionata e quella casuale, consideriamo solamente la prima come possibile prova della liberta` di decidere perche` la seconda non conta.
Ogni ragionamento puo` essere espresso in qualche forma di algoritmo, con dei parametri che lo caratterizzano rispetto ad altri (come ad esempio il peso che si da a certe circostanze piuttosto che ad altre) e delle variabili di ingresso che sono le circostanze in base a cui la decisione viene presa.
Ecco che il ragionamento diventa un meccanismo ed ognuno di noi potrebbe benissimo utilizzare  meccanismi di ragionamento diversi, dopotutto sono proprio questi che ci distinguono come individui. Ma allora la decisione non e` libera opera nostra dipendendo invece da un ragionamento che chiunque, disponendo di uguali parametri e uguali circostanze, potrebbe prendere in modo identico. Cioe`, se la decisione viene presa in base ad un ragionamento, quale che esso sia, non e` libera.
Rimane la possibilita` di trovare la liberta` della nostra decisione nell'unicita` dei parametri di ragionamento che ci caratterizzano, ma anche questi, sono determinati da altri ragionamenti o da altri eventi casuali precedenti. Si puo` procedere a ritroso all'inifinito senza mai trovare nessuna altra causa per le nostre decisioni eccetto i ragionamenti o l'evento casuale. Nulla di libero e` lasciato a noi stessi. Ed evitiamo di entrare nel labirinto che si aprirebbe chiedendoci dunque dove sta` l'essenza di questo essere "noi stessi", se non possiamo decidere nulla.
Tanto per sgombrare ogni dubbio, coloro che credono al libero arbitrio, sono semplicemente quelli che interrompono tale ricerca a ritroso delle cause delle loro decisioni in un punto misterioso che identificano con se stessi, una scatola nera da cui la decisione esce per magia. Ma se solo cercassero di aprire quella scatola troverebbero un'altra infinita catena di ragionamenti ed avvenimenti casuali. Cioe` non troverebbero alcuna liberta` nel loro cosiddetto arbitrio.
Ma allora, siamo disperatamente incapaci di modificare il nostro corso d'azione ?
Probabilmente no, il problema e` che non lo possiamo definire con certezza.
Chi si prendesse la briga di comprendere la dinamica del caos ed i comportamenti caotici, che caratterizzano la stragrande maggioranza dei fenomeni naturali (compresi palesemente il tempo atmosferico e l'altrettanto balordo comportamento di politici e ciarlatani vari), saprebbe che le stesse condizioni iniziali possono, a causa di una variazione microscopica, portare a risultati completamente opposti o enormemente diversi.
Ma da dove puo` venire tale variazione microscopica se non dall'aspetto indeterministico della natura identificato dalla Fisica  Quantistica del secolo scorso e confermato da esperimenti su cui si basano anche dispositivi che usiamo ogni giorno? A chi avesse letto anche il piu` semplice libretto divulgativo al proposito sarebbe chiaro che a causa dell'indeterminatezza quantistica, il povero gatto di Schroedinger non e` ne vivo ne morto fino a che non decidiamo di guardare come sta. E` l'atto stesso dell'osservazione che materializza uno dei due stati di esistenza del povero animale, e lo fa in modo indeterminato.
A livello macroscopico le cose appaiono piu` semplici fintanto che il caos non ci mette mano solamente a causa della somma di un infinito numero di eventi , ma l'essenza del problema rimane identica producendo risultati spesso inaspettati.
Cioe` la nostra analisi e` quella che produce la decisione ma non abbiamo potere completo e definitivo su quale sara` la decisione stessa. E  anche se non procediamo noi stessi in tale analisi, saranno le domande ed i risultati di infiniti altrui ragionamenti ed infinite altre interazioni microscopiche nella materia inorganica (tanto per non chiamarla "inanimata" scatenando un putiferio logico) a condizionare la realta` che tanto ci cruccia.
Ecco perche` e` fondamentale cercare di identificare i principi di cui si parlava all'inizio. Non come se avessimo il potere di creare tali principi con le nostre decisioni, ma perche` il semplice atto di analizzarli li rendera` evidenti. Trattandosi di principi che riguardano una moltitudine di esseri ed eventi ad essi correlati l'effetto statistico mediera` le oscillazioni caotiche dandoci la speranza di trovare quei principi che veramente sono unici, stabili ed universali.






Wednesday, September 12, 2012

Shiny stockings


Some people make things, the rest of us use them and sometimes we like them without knowing why. We may like their shape so much that we call it art and other people try to rationalize this process and write a lot about those things that we call art. We like some shapes thanks to the genetically accumulated and cultural information available to its fast processing functions that are necessary to shortcut decisions in our daily life in the jungles, savannas, workshops, financial districts or pubs.
So we know that an aerodynamic shape can move faster through the media that are common in our life: air and water; so we like vehicles that can suggest such fast moving features by showing off streamlined shapes and muscles. And we know that round hips and breast give more chances of successful childbirth so we have learnt to admire women that show them off.
We know that the largest and loudest animal or man has more chances to succeed in life by impressing his adversaries so we like to ride loud and big vehicles to compensate our inferiority complexes.
We have learnt to see how the structures bend under loads and we have associated such distortions with the strength of the buildings up to the point that we intentionally create buildings that seems already distorted by design to suggest the solidity of them. And we know that a smooth and shiny shape is related to a material that doesn’t rust and last longer, so we like metallic, silver or gold colored objects and i-pads, phones, etc... 
The brain mixes all such knowledge and confuses them especially in our modern life when the need for all such features is not essential anymore, but since the decisional shortcuts are still there we still cover ourselves with jewellery, buy big, noisy and large cars, dream of busty women and prefer shiny objects without sharp edges (except diamonds, perhaps beacuse they can not be cut roundish). Depending on how well those objects satisfy our brain superficial appreciation we may call it art and if we study it we may build complex theories of symbols to argue which one has more value, gives more significance and satisfaction to its owner, user or admiring public. 
In all this process we forget the function of things, we forget the cost of making or procuring them and we are fooled by the ones who manipulate the information and create the market in which we are forced to survive. 
Finally we end up our life in the idolatry of useless objects that satisfies the superficial ancestral and already useless shortcuts in our brain. How better would be the world if all of us understood functions better than surfaces? But for that we need deeper knowledge, and education which are not given to everyone, so that we can still keep the majority of us in the need of those shiny stockings for the hope of a better life.

http://www.youtube.com/watch?v=KSszliF8TO8

Saturday, September 1, 2012

Principi Umani Universali

Vorremmo individuare i princpi fondamentali che permettano di descrivere e regolare correttamente la vita umana.

Vorremmo che tali principi siano individuati usando la logica, intrinsecamente e coerentemente con le leggi fisiche che regolano l'ambiente in cui l'uomo vive ed in cui interagisce, ambiente che si estende oggi oltre l'orbita di Plutone dove le nostre sonde si stanno gia` avventurando. Vorremmo che tali principi non contengano nessun postulato arbitrario, dettato dall'insicurezza, dall'ignoranza e dall'ansia causata da domande che non hanno risposta e, che opportunamente mal poste, sono servite nei millenni e servono tuttora a manipolare i popoli attraverso le debolezze umane.
Non dubitiamo che tali principi esistano ma ci chiediamo se essi possano essere unici, o possano venir ricondotti ad un singolo gruppo o meglio ancora ad un unico principio mediante la logica ed il ragionamento e non mediante la distruzione di chiunque sia in disaccordo come e` stato purtroppo fatto finora.
Vorremmo che tali principi siano unici, sufficienti e coerenti, completi e non ridondanti, cioe` siano espressi nel minimo numero necessario, e nel modo piu` semplice possibile.
Vorremmo usare tali principi per decidere in quale direzione debba andare l'umanita` partendo dal singolo individuo in armonia con tutto cio` che lo circonda.
Anche se tali principi appariranno irrealizzabili o utopistici ai piu`, vorremmo cominciare ad applicarli nelle piccole decisioni di ogni giorno, come tracciando il percorso in una fitta giungla a colpi di machete per arrivare ad una meta che forse noi non vedremo mai ma che chi ci seguira` potra forse raggiungere se noi inizieremo nella direzione giusta. In nome di tali principi dovremo fare scelte difficili e rinuncie amare, ma ne saremo capaci con naturalezza avendoli scelti intrinsecamente secondo la nostra vera natura e pensando all'importanza del risultato finale.
Vorremmo inizialmente costruire piccoli gruppi e comunita` guidate da tali principi e capaci di dare l'esempio per gli altri. Siamo certi che se tali principi saranno veramente intrinseci nella natura umana ed in coerente armonia con l'ambiente nella sua espressione piu` ampia e completa essi non potranno venir distrutti dalle inevitabili difficolta` che troveremo lungo la via ed infine trionferanno per il corretto progredire Universale dell'Umanita`.

Tuesday, July 24, 2012

Indicatori superficiali

Ai tempi in cui ascoltavamo i proverbi gli anziani ci dicevano "l'abito non fa il monaco". Oggi forse anche perche` l'eta del sottoscritto avanza, mi rendo conto non solo che gli anziani ed i proverbi non contano piu` nulla a meno che non siano stati prostituiti da qualche avviso pubblicitario, ma soprattutto che quasi tutti i "monaci", "esperti", "professionisti", "professori" e "tecnici" sono tali solamente per gli abiti che indossano.
In tutti i campi dell'attivita` umana perversano oggi i cosiddetti "indicatori", cioe` dei numeri che diventano intermediari tra la realta`e gli effetti che si vuol ottenere da essa. Purtroppo si tratta di numeri calcolati in base a criteri decisi da pochi e parametri impostati da elite pagate per dare le loro valutazioni e quindi necessariamente parziali nei loro giudizi. In pratica ci siamo abituati a vestire la realta` con un abito che la modifica a seconda della necessita` di chi e` al potere.
Cio` comincia in tenera eta`: i voti scolastici sono il primo di tali esempi che si incontrano nella vita; anche se speravamo nell'uniformita` dei metodi di giudizio e nella serieta` degli insegnanti,  ormai abbiam capito che son cose dell'altro secolo e dell'altro mondo... Tutti i giovani sono a caccia di un pezzo di carta da allegare al curriculum e le universita` si scannano per catturare studenti presentando statistiche d'impiego, numero di brevetti e pubblicazioni, altrimenti perdono i fondi con cui comprano gli stessi brevetti e pubblicazioni sulle migliori riviste.
Chi studia piu` per la cultura, la conoscienza o la scienza ed il piacere di sapere ?

I curriculum sono diventati peggio delle inserzioni pubblicitarie delle puttane, sembra che ogni neolaureato abbia gia` aperto e venduto quattro o cinque ditte, vinto tutti i possibili premi in palio, organizzato tutti gli studenti dell'universita` e sia prossimo a ricevere il premio Nobel. Poi e` tanto se si ricordano una sola formula di cio` che hanno studiato e se hanno mai impugnato una matita o un cacciavite in tutta la loro carriera di studio...
Il risultato e` che i pochi imprenditori seri spravvissuti oggi quando devono assumere un impiegato guardano per ultima cosa i voti scolastici. Infatti, presupponendo che chi assume sia a conoscenza del lavoro da affidare al neoassunto una chiacchierata a quattr'occhi rimane l'unico modo di distinguere l'onesto ed esperto lavoratore dal cialtrone ignorante.

Purtroppo pero` sono ormai pochi quelli che possono vantarsi di conoscere un mestiere; catene senza fine di consulenti incravattati si srotolano dai vertici di cristallo dei governi e delle multinazionali fino ai bassifondi dove il lavoro viene effettivamente svolto con sudore e fatica e quindi voti e classifiche diventano complicate combinazioni di lettere, cifre ed acronimi che servono piu` a gonfiare le parcelle che a fornire effettiva informazione.
Indicatori vengono usati dai manager delle ditte e dei governi per decidere se i loro impiegati stanno facendo il loro lavoro, se gli uffici sono efficienti e se gli investimenti sono affidabili, se i cessi sono puliti o se conviene o meno assumere o licenziare lavoratori di una certa razza, religione o colore politico in funzione del loro rendimento statistico.

Ovviamente poi ci sono mille modi per ottenere un buon valore sul proprio indicatore senza aver fatto assolutamente nulla di buono o utile.
E cosi vediamo paesi e culture distrutti in nome del Prodotto Interno Lordo, in nome del Pareggio in Bilancio, in nome dello Spread...
Universita`, scuole, ospedali ed enti amministrativi vengono minacciati di chiusura solamente perche` qualcuno in qualche palazzo di vetro ha messo una firma su una pila di documenti sbagliati promettendo cose che non poteva promettere e distruggendo le fatiche di milioni di persone.
Invece di capire l'essenza delle cose, ci si continua a trastullare con gli impegni di carta come i contratti di collaborazione o finanza internazionale quando si dovrebbero piuttosto radere al suolo gli enti responsabili del disastro o mettere i loro capi e padroni in condizione di non poter piu` nuocere.
Ci si riempie la bocca di frasi fatte sulla societa` di diritto dove invece ogni contratto disonesto fatto firmare con furbizia puo` essere impugnato per distruggere una vita di onesto lavoro.
Ma forse un giorno ci si rendera` conto che il problema principale e` sorto quando ci siamo affidati al danaro non per facilitare un onesto scambio di beni concreti ma per creare altro danaro in una spirale di carta e di valore inesistente. Il danaro ha perso il suo controvalore ed e` diventato l'indicatore piu` diabolico con cui stravolgere la realta` e strangolare la societa` onesta.
Il danaro e` diventato l'indicatore dell'efficienza di un settore perverso dell'attivita` umana che si e` appropriato ingiustamente e a sproposito dell'aggettivo "industriale" quando invece non aggiunge nessun valore all'"industriosita`" umana, ma anzi la mortifica e sfrutta intromettendosi nell'onesto scambio tra produttori e utilizzatori di beni materiali concreti e necessari.

Ma forse gli antichi lo sapevano bene e noi ci siamo solamente dimenticati della loro ironia e stiamo invece applicando alla lettera il vecchio adagio "homo sine pecunia est imago mortis".


Saturday, June 23, 2012

La N(e)ocrescita

Dicono che "non abbiamo abbastanza soldi per crescere".
Servono soluzioni e tutti si concentrano sulla mancanza di soldi.
Qualcuno li ha perche` li ha fatti alle spalle di altri i cui padroni corrotti si sono indebitati per loro per comprare cose inutili. Altri non li hanno perche` hanno stupidamente eletto padroni corrotti che hanno comprato cose inutili per il loro paese indebitandolo mentre prendevano ricche paghe e tangenti.

Ora, qualcuno propone di "usare meno soldi per crescere" tassando la gente per coprire i costi della crescita.
Altri propongono di "creare i soldi per crescere".
In realta` prima hanno tassato la gente per pagare i debiti contratti con gli speculatori internazionali e poi, dato che la crescita non arriva si stanno mettendo a creare i soldi nella speranza di farla venire.
Ma dei tre parametri del problema, cioe`la Mancanza, i Soldi e la Crescita pochissimi sembrano ricordarsi del terzo: la Crescita, cioe` l'unico parametro su cui possiamo veramente decidere, cosa che pero` non ci lasciano fare.
Infatti la terza soluzione e` ovviamente il non crescere, cosa che fa orrore agli speculatori ma soprattutto ai loro servi, cioe` i pupazzi al potere.
La soluzione e`: fermare la corsa a costruire cose inutili che non si sa come pagare solamente per dar lavoro a chi non sa cosa fare perche` sa solo fare cose inutili.
Potremmo aver paura della mancanza di certe apparenti comodita` e di un lavoro apparentemente sicuro ma sicuramente alienante.
Ma in realta` non ci accorgiamo che se quel lavoro non c'e` il tempo abbonda, prima per pensare e poi per creare; quindi ci si puo` creare il lavoro per fare cio` che serve e pensare per evitare il bisogno di cio` che non serve.
Ad esempio, la terra da coltivare non manca di certo ed i materiali da riciclare per costruire cio` che serve non mancano neppure.
Se non si fanno cose inutili si usa meno energia, anzi la si puo` anche risparmiare muovendosi piu` piano in bicicletta o a piedi nel tempo che abbonda e producendo salute fisica.
Si puo` riscoprire il piacere di usare il proprio cervello e le proprie mani per costruire cio` che serve anziche` rompersi la testa su come fare cose inutili per produrre soldi, cioe` ricchezza fasulla per comprare cose inutili. Ne giovera` la salute psichica.
Certo, molti di quelli che sanno solo comandare si troveranno disoccupati, ma questo non sara` un problema di chi sa fare da se quando sara` nuovamente padrone del suo lavoro.

Ecco che l'unica cosa veramente irrinunciabile e` l'educazione, al sapere in generale, al saper come fare, all'uso efficiente e sostenibile del proprio tempo e delle risorse proprie e dell'ambiente.
L'unica crescita di cui abbia senso parlare quindi rimane quella di un nuovo individuo, evoluto e capace, indipendente e senza vincoli, libero e pacifico, ma soprattutto autosufficiente e completo.
L'effetto collaterale e benefico della Crescita di tale individuo evoluto sara` la contemporanea Decrescita degli sprechi, della richezza fasulla, dei beni e comportamenti superficiali, delle attivita` non sostenibili e dannose per il bene globale della societa` ed ambiente ed utili solamente al bene di pochi costruito invece sullo sfruttamento globale di societa` ed ambiente.
Questa Crescita virtuosa di una societa` basata su individui nuovi ed evoluti, che si accompagna alla Decrescita degli sprechi e della finanza fasulla la vorremo chiamare N(e)ocrescita.

Thursday, April 26, 2012

On the little book of Mr. Bastiat



Frederic Bastiat[1] was brought to my attention by an american libertarian acquaintance; in his little book, written in the 19th century, he spends a great deal of words to simply say that the private initiative is better than the government. He writes nice little stories that will be easily and convincingly understood by the simplest reader thanks to the easy words and the fun prose.

Bastiat repeats until the nausea a catchy marketing slogan to show that his reasoning exposes “what cannot be seen” of the socialist policies and to show that “what cannot be seen” is the part that damages society. Unfortunately he is just tautological[2] as his conclusions are based on the assumption that what he wants to conclude is right: “private initiative is better than government”.
In fact if we carefully distinguish between the theory and the practice of the matter to fully show “what cannot be seen”, the most he can actually prove in theory is that, for a given infrastructure, if money is properly spent, government expenditure does not create additional jobs as compared to building the same infrastructure by a private institution. So both approaches can be equivalent in theory as long as we do not enter in the discussion of the practice which is affected by all sorts of imperfections.
History has shown in practice that governments have a certain tendency to be corrupt and inefficient, and those inefficiencies are what Bastiat thinks “cannot be seen” in the socialist arguments, but this depends on many variables and there are plenty of governments world-wide that makes a pride point of being not corrupt and very efficient.
History has also shown in practice that private enterprises have a certain tendency to exploit people and environments, to aggregate in monopolistic enormous monolithic shapes to manipulate the market at their pleasure and this is what “cannot be seen” in the capitalist and liberal arguments and that also short-sighted and biased Bastiat fails to see and to show us in his little stories.
So which one of the two, the private or the government, is the most efficient builder of infrastructures remains to be assessed case by case based on the laws of the country, the attitude of the people, the surrounding conditions, the resources of the country, his history and culture and how big and capable of manipulations are his enemies. A general rule cannot be derived by simply taking as example one or the other country.


But the rule appears magically depending on the judgment criteria we desire to create: if the criterion is the individual profit, then obviously the private initiative is preferable to the government one. If the criterion is the creation of infrastructures for the benefit of the largest possible group of people we can logically see that individual profit is the wrong motivation and so the government should take the initiative.
Obviously it needs to be repeated, the government that is superior to the private enterprise is a non-corrupt and efficient government which is possible and already existing in certain countries; so there is no reason to avoid it “a priori” except if we want arbitrarily to favour the profit of private individuals. So, ultimately it all goes to what motivates people to do well.
Bastiat, in favour of private freedom argues that competition provides the control loop that pushes individuals to do what is good and profit is the reward in the loop but this does not avoid that private accumulation of capital is misused and creates aberrations as the rich-poor growing gap, the resources waste of the developed countries and the short term benefit and long term non-reversible exploitation of environment which are all “maximizers” of individual and private profit.
A more evolved individual, properly educated and fully free of being himself without the fear of competition, will know that for the common good and sustainable environment he cannot work for his own profit and he should get his full reward from being able of being himself in harmony with the rest of the society; then whether he works as a private entrepreneur or as a government officer does not make any difference because he will do what is good for the society. But of course this requires free education for all, and an education that shows all the drawbacks of private individual profit. And finally it requires government rules to safeguard society against who profits from it.


[1] http://www.fee.org/doc/selected_essays_on_politcal_economy/
[2] http://en.wikipedia.org/wiki/Tautology_%28rhetoric%29