Metafrasi dal noto Leopardi, Giulio Manzoni
15.7.24
Per compagnia
vien la donzelletta
senza indossar
le suole,
ma con puzzona
sigaretta;
sul motorin
andar lei vuole,
così al calar
del sole
arrivando ella
si arresta
e mostra il
petto al dì di festa.
Nella sala a
fumar la vecchierella,
incontro l’istesso
giorno
e mi dice del
dintorno
in cui ella si
portava
a cavalcar ben
sana e bella,
del prelato ‘si
gaia e brava
a buon mercato
la cappella.
Già l’aria tutta
s’appesta,
cresce d’azzur
e arrivan l’hombre
giù dalla
contrada mesta
ciondolanti
nella luna.
Or’ la bobin’
s’intona
per la festa
con le trombe
e quella
musica vorresti
che l’orecchio
non molesti.
I bimbelli tutti
urlanti,
in piazzetta già
dementi,
saltellando pien
d’ardore
fanno ancora
più rumore.
E intanto ride
il porco, l’oste,
della festa il
conduttore,
mentre pensa
alle sue poste.
Poi
quand’intorno s’è spenta ogni finestra
ed il silenzio
è nel vialetto
odi il tambur
picchiare e viene dalla malga
il cantante, che
in quell’orrido dialetto
della valle la
più a destra
a distrugger
ei s’appresta
ogni canzone fino
all’alba.
Questo di
sette è il men contrito giorno,
pien di seme
che si spreme
fin domani e
spensierati,
pel piacer dei
corpi usati,
sino a noia
andando intorno.
Giovinotto
baldanzoso,
è l’età così
goduta
solo un dì del
nulla pieno,
che si spegne
in un baleno,
allor che
infesta la tua vita.
Godi, bimbino
speranzoso…
questo tempo
con le brave
che ti fan
girar la testa.
Altro qui non dico,
godi la tua festa
che ben più verrà
‘si grave.